Giro di boa: la nostra isola felice…e qualche sassolino

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Raggiunto il giro di boa, a fronte degli ottimi risultati raggiunti in ambito sportivo, probabilmente più rosei delle aspettative ma di certo non casuali grazie all’immenso lavoro prodotto in questi mesi da staff tecnico e giocatori, giunge il tempo di porre alcune riflessioni. Qualcosa che continuiamo ad avvertire da tempo, e forse la bella “favola” di una squadra di giovanotti ha acuito rompendo gerarchie e pronostici. La condizione di capolista ci fa gioire ma di fatto ha più volte indotto in vari campi uno spirito oltre le righe atto a screditare, dileggiare l’operato dei nostri tesserati, in alcuni casi venendo addirittura al contatto fisico, aggiunto a un clima quasi di sfida verso il sempre numeroso e rumoroso pubblico al seguito, finanche il ricorso a video parziali e per nulla obiettivi per evidenziare situazioni di gioco.
In questo “gioco” abbiamo sempre evitato di alzare i toni o di rispondere in maniera poco professionale, ciò non toglie che teniamo a ripristinare l’esatta ricostruzione di taluni episodi o di puntare il dito verso situazioni a dir poco spiacevoli. Il tutto per evitare strumentalizzazioni che inficino nella obiettiva valutazione in gara, dopo aver già un anno fa dovuto ricordare di non appartenere alla classe dei “figli di un dio minore”. Un anno, un lasso di tempo nel quale si sono ripetute altre storture. Invochiamo una maggior serenità nelle conduzioni di gara, che non manchino di rispetto verso la professionalità di coach e giocatori, non lasciandosi condizionare dall’età media di un roster meno esperto di altri, né tanto meno da etichette o giudizi affrettati, finendo anche per esprimersi in metri valutativi del tutto inspiegabili. In virtù del fatto che in occasione di situazioni rivedibili la nostra società è stata puntualmente pronta a mettere in chiaro responsabilità e comportamenti ai quali attenersi secondo i principi di professionalità e rispetto richiesti da chi rappresenta i nostri colori, senza praticamente mai aver potuto osservare analogo “mea culpa” nei casi in cui gli stessi comportamenti siano stati rivolti ai nostri danni. Una parentesi andrebbe aperta specificatamente solo per alcuni provvedimenti disciplinari che oltre a danneggiare economicamente lasciano un senso di incomprensione per le non meglio specificate motivazioni: l’apice raggiunto per “offese di discriminazione religiosa” in assenza di elementi in grado di poterne ricevere. Fare cassa ci può stare, ma a modo.
E fuori dal recinto di gioco, in ultimo ma non meno importante, il sentimento di sfida e provocazione osservato su diversi campi nei confronti del nostro pubblico, insulti e gesti di dubbio gusto operati a direttori di gara voltati o, come di recente, direttamente dalla panchina e ignorati nonostante espressioni verbali ripetute e udite chiaramente da tutti, oppure cori di benvenuto totalmente sgraditi accompagnati da imitazioni di tagli della gola. Da parte di chi forse attende il match contro la capolista come una questione di vita o di morte, da esprimere accogliendo e trattando gli ospiti come nemici da combattere.
Non tollereremo in futuro analoghi comportamenti rimanendo vigili e attenti su ogni fenomeno che possa essere lesivo dell’onorabilità dei nostri tesserati, del rispetto e incolumità dei nostri tifosi, e in generale su atteggiamenti che possano essere ricondotti a un modus operandi che non rispecchi il principio di equo trattamento per i nostri giocatori come per tutti gli altri, tutelati e considerati in egual misura.